Il PCV e la costruzione del socialismo in Venezuela

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www.resistenze.org – pensiero resistente – movimento comunista internazionale – 25-02-12 – n. 398

Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Il PCV e la costruzione del socialismo in Venezuela
 
Dipartimento di Politica Internazionale
 
Partito Comunista del Venezuela (PCV)
 
Oggi, nel Venezuela Bolivariano stiamo vivendo un intenso dibattito sulla teoria e la pratica
del socialismo, che il Partito Comunista del Venezuela accoglie con soddisfazione, cercando di contribuirvi. Per tutto il ventesimo secolo, l’oligarchia al potere e i loro veri padroni, i monopoli degli Stati Uniti, si sono sforzati invano di distogliere la nostra gente dalla strada socialista.
 
Il 5 marzo 1931 è stata fondata a Caracas la prima cellula comunista del paese, che segna la nascita del Partito Comunista del Venezuela. Questo evento si svolse nel mezzo di una delle più feroci dittature conosciute in America Latina, quella di Juan Vicente Gómez (1908 – 1935). Da allora, essere un comunista fu considerato tradimento dalla Costituzione e punito con 20 anni di carcere per il reato di “comunismo”. Non vi è alcun dubbio riguardo il coraggio, la convinzione e l’impegno per la rivoluzione avuti da quei compagni che hanno deciso di fondare il PCV.
 
Il PCV ha ingaggiato per 80 anni un’aspra lotta – in cui i suoi membri hanno subito ingiusta detenzione, camere di tortura, clandestinità, illegalità – applicando gli insegnamenti del marxismo-leninismo nella vita nazionale al fine di trasformarla per formare una società di libertà piena e diritti per il popolo lavoratore oppresso e sfruttato.
 
Nella costruzione collettiva di idee socialiste, sono state e restano importanti nella società venezuelana le seguenti questioni ideologiche:
 
1. Il concetto di liberazione nazionale
 
Lenin ha dimostrato che l’epoca dell’imperialismo è caratterizzata “dalle più svariate forme di paesi asserviti che formalmente sono indipendenti dal punto di vista politico, ma che in realtà sono avviluppati da una rete di dipendenza finanziaria e diplomatica” [1]. Allo stesso tempo, Lenin diceva che l’imperialismo è, nel campo politico, una “tendenza alle annessioni …, alla violenza e alla reazione” [2]. Ed è il leader del proletariato mondiale che avverte che la ferocia nella ricerca di fonti di materie prime e l’esportazione di capitale conduce il capitalismo alla “conquista di colonie”.
 
Il popolo venezuelano ha sofferto direttamente l’oppressione imperialista, il saccheggio delle risorse e l’imposizione di regimi tirannici al servizio dei monopoli stranieri. Negli anni ’30 e ’40, migliaia di lavoratori dipendenti della Società Lago Petroleum (LPC) dei Rockefeller e della Concessione petrolifera venezuelana (VOC) di Morgan e Mellon, hanno subito angherie, sono morti di malaria e incidenti, torturati dalla polizia di Gomez, mal pagati, umiliati e licenziati; gli indigeni espropriati delle loro terre; migliaia di donne costrette a prostituirsi nei campi petroliferi; piantagioni agricole distrutte con l’imposizione dell’economia del petrolio e la condanna di migliaia di agricoltori alla povertà; il lago di Maracaibo ecologicamente distrutto dall’industria estera e altre disgrazie.
 
Come spiegato dal professor Federico Brito Figueroa, un comunista venezuelano, l’arricchimento favoloso dei monopoli imperialisti ha aumentato “il pauperismo generale nel paese e l’opulenza dell’oligarchia finanziaria degli Stati Uniti” [3]. L’imperialismo petrolifero nel ventesimo secolo ha imposto tre regimi reazionari: la dittatura di Juan Vicente Gómez (1908-1935), Perez Jimenez (1948-1958) e la falsa democrazia neo-coloniale (1959-1999).
 
Non c’è da stupirsi, quindi, che il PCV abbia accolto le risoluzioni dell’Internazionale Comunista (IC) e i classici del marxismo-leninismo a favore dei diritti di autodeterminazione e di piena sovranità dei popoli.
 
“Alla fine del 1936 il Primo Congresso dei Lavoratori del Venezuela si riunisce a Caracas, con 219 delegati provenienti da tutto il paese, molti di loro comunisti, con grande collaborazione dei compagni veterani per l’organizzazione del Congresso e nella preparazione delle tesi. Il Congresso si è concluso con la creazione della Confederazione Venezuelana del Lavoro, CTV “, ricorda il compagno Key Sánchez.
 
Il PCV ha organizzato il primo sciopero dei lavoratori del petrolio dal mese di dicembre 1936 al gennaio 1937, che è stata essenzialmente una lotta contro l’imperialismo. “La valutazione finale del primo anno di attività politica e sociale fino ad ora in questo secolo è stata altamente positiva – ha sottolineato Jesús Faria, che fu segretario generale del Partito Comunista del Venezuela – anche se è stato solo per il numero di uomini e donne che ha aderito alla lotta di classe “. E aggiunge, “al di là dei risultati, un aspetto importante di questo sciopero, l’evento più importante nella lotta contro l’imperialismo nella storia fino ad oggi, è stata la potente attività congiunta della classe operaia con tutti gli altri settori democratici, patriottici e anti-Gómez del Venezuela”.
 
L’8 agosto 1937, sette mesi dopo la fine dello sciopero del petrolio, si tenne la Prima Conferenza del Partito Comunista del Venezuela, dove il partito decise “consapevolmente” di diventare il partito della classe operaia, indipendente e con profondi principi internazionalisti. Da allora l’attivismo del PCV si svilupperà con i lavoratori nella prospettiva del Venezuela Socialista durante la transizione democratica che si è conclusa nel 1952, quando ha avuto luogo un nuovo colpo di Stato militare.
 
Il 23 gennaio 1958, il PCV ha portato al rovesciamento della dittatura del generale Marcos Pérez Jiménez, con il sostegno della classe operaia e del movimento popolare democratico. Tuttavia, gli Stati Uniti riuscirono, attraverso la repressione del movimento sindacale e la messa al bando dei partiti di sinistra, tra cui PCV, a ripristinare il sistema rappresentativo democratico borghese che sarebbe rimasto al potere fino al 1999.
 
Nel 1958, il PCV ha promosso manifestazioni popolari militanti e di classe per opporsi all’ex presidente Nixon, che in suo aiuto stava per provocare l’intervento dei Marines dalle loro basi a Puerto Rico. Per ampliare le varie forme di lotta di classe, il PCV con altri corpi anti-imperialisti creò le Forze Armate di Liberazione Nazionale (FALN) e le Forze di Liberazione Nazionale (FLN) per affrontare il regime designato dal governo degli Stati Uniti.
 
Pertanto, la richiesta di liberazione nazionale è l’applicazione creativa del marxismo-leninismo alla situazione venezuelana, l’asse centrale dell’agenda politica dal 1935 e la lotta centrale di decine di migliaia di comunisti e antimperialisti venezuelani dal 1931. È la continuazione della lotta per l’indipendenza e la libertà dei popoli indigeni contro i conquistatori spagnoli fin dal XVI secolo, degli schiavi e tutto il nostro popolo sotto la guida del Libertador Simón Bolívar nel XIX secolo.
 
2. Il dominio dell’imperialismo
 
La contraddizione tra capitale e lavoro, che caratterizza il periodo di transizione dal capitalismo al socialismo, si manifesta anche nella contraddizione tra i popoli da un lato e i monopoli, l’imperialismo, ultimo stadio del capitalismo come Lenin lo definì brillantemente nel 1916, dall’altro. Questa constatazione ci porta all’obbligo di formare un vasto fronte antimperialista che riunisca le forze sociali, i settori popolari che lottano o che hanno interesse a lottare per sconfiggere l’imperialismo che, in mezzo a una profonda crisi economica, diventa più pericoloso e aggressivo che mai.
 
Il 23 novembre 2009, il leader del PCV Pedro Eusse spiegò alcune caratteristiche di questo Fronte: “Esso va oltre, ben oltre i partiti marxisti… siamo consapevoli che la lotta contro l’imperialismo non è solo un compito dei marxisti-leninisti, ma del vasto movimento sociale e politico democratico, popolare e progressista e ha bisogno di avere maggiore forza nella lotta contro la dominazione imperialista” [4].
 
L’attuale minaccia di aggressione al paese e ai governi progressisti del continente, con le sette basi militari in Colombia, da parte di un regime fascista diretto dal Pentagono, l’attivazione della Quarta Flotta schierata nell’Oceano Atlantico e il resto delle basi militari nei Caraibi e in Sud America, dimostra che il marxismo-leninismo è il principale strumento teorico per comprendere e affrontare l’imperialismo. “La risoluzione finale della contraddizione principale del momento, tra la rivoluzione bolivariana e l’imperialismo statunitense, richiede la più ampia unità nazionale, continentale e globale delle forze popolari e dei governi progressisti” [5].
 
3. Fasi della costruzione socialista
 
I comunisti in Venezuela hanno imparato ad adattare la lotta alle necessità dell’unione dei lavoratori e delle forze popolari, la promozione dell’alleanza socio-politica contro i monopoli e l’imperialismo sfruttando le opportunità derivanti dagli sviluppi nel nostro paese in relazione al processo bolivariano con l’obiettivo del socialismo, un sistema socio-economico che richiede il compimento di alcune caratteristiche fondamentali: uno stato di nuovo tipo che il nostro 6° Congresso ha chiamato “stato democratico e popolare”, un’economia popolare in cui i mezzi di produzione di base e concentrati sono socializzati, una ben organizzata classe operaia, una coesa leadership politica rivoluzionaria e un’alta coscienza rivoluzionaria della società.
 
Frederick Engels ha detto nell’Anti-Dühring che la presa di possesso di tutti i mezzi di produzione da parte della società non può che diventare una realtà una volta che si verificano le condizioni materiali per la sua realizzazione. Il Venezuela promuove un processo di transizione che noi abbiamo caratterizzato nel 12° Congresso come ” rivoluzione di liberazione nazionale, chiaramente antimperialista, antimonopolista, democratica e popolare, che apre prospettive per il socialismo, nella misura in cui la lotta di classe si risolve a favore delle più coerenti forze ideologiche e politiche della rivoluzione” [6].
 
L’Incontro Nazionale Ideologico “Contributo al dibattito sul socialismo in Venezuela” che abbiamo tenuto nel 2008 ha affermato che “in Venezuela, la transizione al socialismo è solo all’inizio” [7].
 
Affinché questa transizione sia effettivamente orientata verso il socialismo, il PCV ritiene che debbano essere soddisfatte alcune condizioni:
 
1.-Sviluppo dell’avanguardia politica della classe operaia,
2.-Conquista del potere politico dello Stato,
3.-Sviluppo delle forze produttive,
4.-Rafforzamento della proprietà statale sotto il controllo operaio,
5.-Indebolimento e conseguente soppressione dei meccanismi di dominazione imperialista,
6.-Istituzione di pianificazione economica,
7.-Sviluppo dell’istruzione del popolo e altro [8].
 
Il Comitato Centrale del PCV ha analizzato che il processo bolivariano di liberazione nazionale sta facendo progressi nel recupero della sovranità “ma ancora non ci sono le condizioni, né soggettive della coscienza e organizzazione sociale, né della trasformazione della base produttiva e dei rapporti di produzione, cioè non abbiamo un piano strategico per la costruzione della base sociale ed economica di una società socialista”[9]. Uno dei problemi più gravi affrontati dalle forze rivoluzionarie è che lo Stato borghese non è stato smantellato e ciò crea costantemente impedimenti.
 
Intorno allo stato attuale, il nostro Incontro Ideologico ha analizzato che “la leadership dello Stato è nelle mani della piccola borghesia, e questa da sola, come storicamente dimostrato, non è interessata a sviluppare i compiti del periodo di transizione” [10].
 
4. Le forze sociali che guidano il processo bolivariano
 
Lenin ha avvertito che i super-profitti dei monopoli hanno consentito di “corrompere i capi operai e lo strato superiore dell’aristocrazia operaia” [11]. Il compito che i monopoli statunitensi hanno affidato ai loro lacchè dei governi di Azione Democratica e del COPEI (Cristiano-sociali) tra il 1958 e il 1998, è stata la divisione della classe operaia venezuelana corrompendo i leader e il settore dei lavoratori privilegiati. Hanno raggiunto questo obiettivo al punto che la Confederazione dei Lavoratori del Venezuela (CTV) è stata una degli attori del golpe fascista del 2002 contro il presidente Hugo Chávez. Il PCV riconosce pienamente che la classe operaia è la più interessata e meglio in grado di portare a termine il processo rivoluzionario venezuelano e rendere il socialismo una realtà. Ecco perché ha sempre cercato di organizzare sindacati dei lavoratori del petrolio, di lavoratori agricoli, operai, marinai e dipendenti portuali, professionisti e di altri settori.
 
L’imperialismo ha in parte raggiunto l’obiettivo di distruggere l’organizzazione della classe operaia come soggetto principale e rivoluzionario ed è per questo che il compito di emancipazione è stato condotto da ufficiali militari patriottici e dagli altri settori guidati dal comandante Chávez. Questo è niente di nuovo o eccezionale. Uno scienziato sovietico ha notato che l’intellighenzia democratica ha un “ruolo importante – e a volte leader – nella rivoluzione di liberazione nazionale” in paesi “dove la classe operaia non è diventata una forza indipendente, mentre la borghesia nazionale è debole o filo-imperialista “[12].
 
La priorità è il rafforzamento della Corrente di Classe dei Lavoratori “Cruz Villegas”, per sostenere la crescita della coscienza dei lavoratori, per organizzare i Consigli Socialisti dei Lavoratori, per rafforzare la Legge sul Lavoro, per promuovere l’unità della classe e le forze sindacati rivoluzionarie e di isolare i traditori e sindacalisti corrotti che ancora oggi esercitano una certa influenza. Noi siamo per una “grande alleanza delle forze democratiche, nazionaliste e antimperialiste” [13] in cui la classe operaia cosciente è strettamente alleata con tutte “le forze motrici della rivoluzione nella sua fase attuale di transizione”: “ampi settori dei lavoratori, dei contadini, della classe media e intellettuali progressisti, un ampio arco di piccola e media borghesia e la borghesia che non è associata al capitale transnazionale “[14]. In Venezuela non ci sono settori patriottici all’interno della borghesia monopolista, che ha rifiutato di diventare una borghesia nazionale e per decenni è stata una borghesia “compradora” e un agente dell’imperialismo americano.
 
5. L’internazionalismo proletario
 
Il Partito Comunista del Venezuela è un figlio diretto dello sforzo internazionale della classe operaia guidata dalla prima rivoluzione socialista che ha avuto successo, la Rivoluzione Sovietica, per abbattere il capitalismo e costruire una civiltà superiore. Sia il popolo venezuelano che il PCV hanno resistito e vinto in molte battaglie contro il nemico di classe grazie all’ampia solidarietà internazionale che abbiamo ricevuto.
 
Dal generoso sostegno dato a noi dal Bureau dell’Internazionale Comunista (IC) dei Caraibi , l’aiuto fraterno del Partito Comunista della Colombia per mantenere al sicuro i compagni perseguitati, la campagna internazionale per la libertà del Presidente del PCV il compagno Gustavo Machado nel 1968, per il supporto da tutto il mondo al nostro popolo nella sconfitta del colpo di stato criminale fascista del 2002. Pertanto, il PCV sventola con la stessa forza le due bandiere della liberazione nazionale e dell’internazionalismo proletario a cui abbiamo cercato di contribuire.
 
Nel 1925, Gustavo Machado fondò con Julio Antonio Mella la Lega Antimperialista delle Americhe, che divenne la base per la creazione del Partito Comunista di Cuba, ha combattuto con Sandino in Nicaragua nel 1928 e ha aiutato Fidel Castro negli anni ’50 a preparare la spedizione del Granma. Compagni venezuelani sono caduti martiri nella spedizione del 1959 per rovesciare la dittatura di Trujillo nella Repubblica Dominicana e un distaccamento della Gioventù Comunista arrestò nel 1964 il colonnello statunitense Michael Smolen per richiedere agli imperialisti l’immediato rilascio del patriota vietnamita Van Troi (azione che ha suggellato l’amicizia indistruttibile tra i popoli di Venezuela e Vietnam).
 
Il PCV sostiene la posizione del presidente Chávez di solidarietà con la lotta dei popoli palestinese e libanese, i popoli di Abkhazia e Ossezia del Sud, la cui indipendenza ha riconosciuto diplomaticamente, con il popolo honduregno che resiste al regime reazionario e altre espressioni di solidarietà che corrispondono alla nostra linea storica.
 
6. Il PCV e la rivoluzione bolivariana
 
Diciamo che il programma avanzato dal governo del presidente Chavez è sostanzialmente il programma proposto dal VI Congresso del CPV nel 1980. Noi riconosciamo e sosteniamo la leadership del presidente Hugo Chávez nella lotta contro l’imperialismo, per la liberazione nazionale, l’unità continentale e il socialismo [15]. Riconosciamo che la sua leadership non è solo nazionale, ma continentale e globale e che è “un punto di riferimento per i popoli e governanti” [16]. Prendiamo atto che l’ampio Fronte Antimperialista, di cui il Paese ha bisogno “richiede per il suo sviluppo” della leadership del Comandante Chavez [17]. Abbiamo sostenuto la candidatura presidenziale di Chávez nel 1998 e abbiamo sostenuto attivamente la direzione antimperialista del suo governo e la stragrande maggioranza delle proposte progressiste e rivoluzionarie fatte dal presidente. In questo momento il PCV partecipa con il partito alleato, il PSUV e altri movimenti sociali e politici, alla costruzione di un’alleanza politica ed elettorale patriottica. Noi sosteniamo “naturalmente” e promuoviamo la Rivoluzione Bolivariana in quanto la riteniamo “continuità” della nostra storia [18]. Il PCV esercita autonomia nel processo del paese per sviluppare la nostra politica che ha alcuni punti caratteristici:
 
– Appello per la formazione di una dirigenza collettiva che includa il presidente Chávez. Nel gennaio 2010 il nostro C.C. ha osservato che “la decisione di procedere alla creazione di una leadership collettiva del processo rivoluzionario non è ancora stata presa” [19].
 
– Lotta per costruire il ruolo di avanguardia politica della classe operaia.
 
– Critiche costruttive agli errori commessi dal governo e autocritica sui nostri errori.
 
– Lotta per “smantellare il vecchio stato borghese, burocratico, corrotto e corruttore” [20]. Abbiamo denunciato come dal vecchio stato spunta una nuova borghesia che accumula privilegi ed esegue e le pratiche corrotte e anti-operaie [21].
 
– Determinazione non solo a mantenere ma rafforzare sempre più il nostro partito non per difendere “interessi personali” o per “capriccio”, come alcuni avversari ci accusano, ma per non sperperare il patrimonio di lotta di 80 anni e per difendere gli interessi strategici della classe operaia.
 
– Ferma politica di internazionalismo proletario che sostiene la politica estera del Governo, ma è indipendente nel sostenere le cause e le lotte che meritano quel sostegno senza essere soggetto alla “ragion di stato”, che è a volte la ragione dello Stato borghese.
 
– Fondamento della nostra politica nel marxismo-leninismo e nell’eredità di Bolívar.
 
– Di fronte a critiche sconsiderate e affermazioni anticomuniste noi rivendichiamo “l’importanza enorme che l’esistenza del “socialismo reale” ha avuto per l’umanità” [22].
 
7. Il PCV e il cosiddetto “socialismo del XXI secolo”
 
Dal 1999 il processo bolivariano è passato per successive definizioni ideologiche. Dapprima è stato “anti-neoliberista”, dopo c’è stata la proposta della “Terza Via”, ispirata alla destra del partito laburista britannico di Blair, poi quella di una stretta osservanza bolivariana, quindi di “sviluppo endogeno”. Ad un certo punto, lo scrittore Heinz Dieterich Steffan venne a proporre la definizione mai molto chiara del “socialismo del XXI secolo”. Era qualcosa di presumibilmente “nuovo” e opposto, da un lato, alla costruzione del socialismo del XX secolo che continua nel XXI in diversi paesi (Cuba, Cina, Corea, Vietnam e Laos) e dall’altro al socialismo scientifico considerato “dogmatico” dal piccolo borghese.
 
Nel 1848 Karl Marx ha denunciato diversi falsi socialismi, come il socialismo feudale, il socialismo piccolo borghese, il socialismo tedesco o “vero” e il socialismo conservatore o borghese [23]. Diverse correnti piccolo borghesi hanno tentato di appropriarsi del concetto per rendere il vero socialismo privo di significato. In questo, il PCV è stato chiaro: il nostro congresso straordinario del 2007, ha concordato con lo sviluppo della coscienza marxista-leninista. Il 19 giugno 2009, il Segretario Generale Oscar Figuera ha sostenuto con forza dinanzi all’Assemblea nazionale che “l’unico socialismo è il Socialismo scientifico” [24].
 
All’Incontro Nazionale Ideologico abbiamo offerto una definizione completa del socialismo che cominciava in questo modo: “Il socialismo è una struttura socio-economica in cui predomina la proprietà sociale dei mezzi di base della produzione di beni e servizi ” [25].
 
Accogliamo con favore che, sulle radici della lotta di classe, il presidente Hugo Chávez e il PSUV si stanno dirigendo sempre più decisamente a favore del socialismo scientifico. Il congresso straordinario del PSUV ha definito tra i suoi principi il socialismo scientifico e l’antimperialismo [26], che equivale alla sepoltura ufficiale del “socialismo del XXI secolo”. Questo corrisponde ad una crescente maturazione delle forze popolari e dei lavoratori impegnati nel processo antimperialista e di una crescente marginalizzazione dei gruppi piccolo-borghesi e borghesi, che, come abbiamo sottolineato nei primi mesi del 2010 “in qualche modo conducono il processo oggi senza l’obiettivo socialista “.
 
8. Sulla Quinta Internazionale
 
Il Partito Comunista del Venezuela ha impostato una posizione in merito alla richiesta formulata dal presidente Hugo Chávez di formare la “Quinta Internazionale Socialista”, dicendo che ciò di cui ha bisogno il mondo è di unire i partiti politici progressisti, rivoluzionari e di sinistra con i movimenti e le organizzazioni sociali in un ampio fronte internazionale per articolare gli sforzi e coordinare la lotta contro l’imperialismo.
 
Per i comunisti venezuelani, i progressi di organismi come l’International Workers Association (IWA) o Prima Internazionale, fondata a Londra nel 1864, l’Internazionale Social-democratica o Seconda Internazionale nel 1889 e l’Internazionale Comunista, fondata nel 1919 per iniziativa di Lenin e del Partito comunista russo (bolscevico), che ha riunito i Partiti comunisti di vari paesi ed era conosciuta come la Terza Internazionale, furono causa di un processo di costruzione politica, di unità ideologica e di obiettivi comuni.
 
“Sottolineiamo che la nostra proposta fatta all’Incontro Internazionale dei Partiti di Sinistra nel 2009, è di unire il maggior numero di partiti politici progressisti, di sinistra e rivoluzionari insieme alla vasta gamma di movimenti sociali, sindacati, indigeni, lavoratori della cultura che sono per il socialismo o no ma le cui azioni e finalità comuni sono di far avanzare la lotta contro il nemico principale dei popoli, che è l’imperialismo globale, non solo l’imperialismo americano “[27], ha detto Pedro Eusse, membro del Politburo del PCV.
 
Nella cornice del movimento comunista internazionale, dove il PCV è attivo, abbiamo lavorato per diversi anni alla costruzione di spazi per l’articolazione antimperialista che collega gli sforzi dei Partiti comunisti e operai nella lotta contro un nemico comune, come il Seminario Comunista Internazionale organizzato dal Partito del Lavoro del Belgio dal 1992, o gli Incontri Internazionali dei Partiti comunisti e operai intrapresi più di un decennio fa dal Partito Comunista di Grecia.
 
“Qui è dove abbiamo fatto la nostra proposta di lavorare per un ampio Fronte Antimperialista a livello mondiale, continentale e nazionale che unisca la lotta di tutti coloro che oggettivamente sono colpiti dalla dominazione imperialista” [28].
 
Nel settembre 2009, i Partiti comunisti e operai si sono incontrati a Damasco, dove il dibattito principale è stato quello di collegare la lotta contro l’imperialismo, e la stessa cosa è successa recentemente in India, dove i Partiti comunisti e operai hanno un denominatore comune che è l’ideologia marxista -leninista e il cui spazio deve essere mantenuto ed approfondito, “… ma il Fronte Antimperialista che proponiamo va oltre, ben oltre i partiti marxisti” [29].
 
Il PCV è consapevole che “la lotta contro l’imperialismo non è compito solo dei marxisti-leninisti, ma del vasto movimento sociale e politico democratico, popolare e progressista che ha bisogno di maggiore forza nella lotta contro la dominazione imperialista” [30].
 
Il PCV propone di costituire un gruppo collettivo di lavoro per il dibattito, l’elaborazione congiunta, che valuti le varie proposte e sia volto a promuovere un largo organismo di coordinamento nella lotta comune dei partiti politici e dei movimenti sociali che partecipano alla sua formazione: “Ciò non può essere un’imposizione di leadership in cui si ripetano gli errori del passato che danneggiano la lotta di queste organizzazioni internazionali ma dove la maturazione, lo sviluppo e l’autonomia che i partiti politici hanno guadagnato in più di cento anni siano considerati e rispettati”[31].
 
Bibliografia:
 
Brito Figueroa (Federico), Venezuela siglo XX, La Habana, 1967.
Quintero (Rodolfo), Clase obrera y Revolución, Caracas, 1970.
Faría (Jesús), Mi línea no cambia. Es hasta la muerte. Caracas. 2007.
Gallegos Mancera (Eduardo), Las cualidades del dirigente, Caracas, 1988.
Instituto de estudios políticos y sociales Bolívar Marx, Contribución al debate sobre el socialismo en Venezuela. Caracas. 2008.
Ortega Díaz (Pedro), El congreso de Panamá y la unidad latinoamericana.
 
Note:
 
[1] Lenin, “Imperialism, the highest stage of capitalism”, Selected Works, Vol. I, Progreso, Moscow, 1979, p. 751.
[2] Idem, p. 756.
[3] Federico Brito Figueroa, Contemporary Venezuela, colonnial country? Caracas, 1972, p 35.
[5] Thesis number 3 approved in the 13th Extraordinary Congress in March, 2007
[6] Paragraph 103 of the Programmatic Thesis approved by the 12th National Congress of the PCV, Caracas, 21-24 July, 2006.
[7] National Ideological Workshop of the PCV, Contribution to the debate on socialism in Venezuela, Institute Bolívar Marx, Caracas, 2008, p. 33.
[8] Paragraph 117 of thesis above mentioned.
[9] Tribuna Popular nº 173, February 2010, resolutions fo the 32nd Plennary Session of the CC held in January, 2010.
[10] National Ideological Workshop of the PCV, Contribution to the debate on socialism in Venezuela, Institute Bolívar Marx, Caracas, 2008, p. 33.
[11] Imperialism, highest stage…, op. cit., p. 687.
[12] V.Afanasiev, Foundings of scientific communism, Progreso, Moscow, 1977, p. 103.
[13] Paragraph 107 of the thesis above mentioned.
[14] Second paragraph of the political resolution of the 13th (Extraordinary) Congress held in 2007.
[15] Idem.
[16] Thesis 19 approved by our 13th Extraordinary Congress in 2007.
[17] Political Resolution of the 13th Extraordinary Congress, 2007
[18] Paragraph 102 of the thesis above mentioned.
[19] Political report of the 32nd Plennary Session of the CC, January 16-17, 2010.
[20] Sixth thesis adopted by our 13th Extraordinary Congress held in 2007.
[21] Statement of the 30th Plennary Session of our CC, June 6-7, 2009.
[22] Paragraph 114 of the thesis approved by our 12th Congress in 2006.
[23] Karl Marx and Friedrich Engels, The Communist Manifesto, Bolivarian University of Venezuela, Caracas, 2006.
[24] Tribuna Popular number 151, July 17-30, 2009, p..5.
[25] National Ideological Workshop, p. 9.
[26] See information in http://www.psuv.org.ve/?q=node/7758
[28] Tribuna Popular November 23, Idem
[29] Tribuna Popular November 23, Idem
[30] Tribuna Popular November 23, Idem

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...."L’ineguaglianza dello sviluppo economico e politico è una legge assoluta del capitalismo. Ne risulta che è possibile il trionfo del socialismo all’inizio in alcuni paesi o anche in un solo paese capitalistico, preso separatamente...." Lenin -Sulla parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa-Pubblicato sul Sozial-Demokrat, n. 44, 23 agosto 1915.
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